Il
panico
da
targa
,
colpisce
gli
arcieri
di
qualsiasi
capacità
arcieristica
e
di
qualsiasi
età.
Ha
radici
molto
profonde,
nella
nostra
mente,
non
di
rado
mi
è
capitato
di
gestire
la
situazione
con
arcieri
la
cui
mente
ha
riesumato
dei
ricordi
molto
indietro
nel
tempo,
tanto
indietro
che
l’arciere
non
si
ricordava
nemmeno
di
averli
vissuti,
l’unica
fonte
utile
è
stata
la
mamma.
Capita
che
venga
chiamato
da
degli
arcieri
per
valutare
le
loro
capacità,
mi
accorgo
che,
oltre
alla
loro
tecnica
di
tiro
da
migliorare,
il
problema
principale
è
il
loro
rapporto
con
l'immagine
che
hanno
di
sé
stessi
e
con
il
proprio
distorto
concetto
di
"allenamento
con
metodo".
La
sottile
linea
che
unisce
l'allenamento
con
l'immagine
di
sé
stessi
è
concettualmente
semplice:
se
non
ti
alleni
con
metodo,
non
sapendo
come
fare,
il
"software"
che
stai
cercando
di
creare
per
tirare
in
modo
corretto
non
funzionerà;
di
conseguenza, diventerai insicuro e avrai paura di sbagliare.
Se
sei
un
praticante
senza
nessuna
velleità
agonistica
e
ti
senti
gratificato
se
la
freccia
tirata
colpisce
il
paglione
in
una
posizione
qualsiasi,
molto
probabilmente
non
avrai
di
questi
problemi;
ma
prima
o
poi
potrebbe
accadere
che
il
tuo
compagno
di
divertimento
ti
chieda
"
vediamo
quante
volte
colpisci
il
paglione,
tirando
tre
frecce
":
ed
ecco
che
sarai
costretto
a
impegnarti,
a
ragionare,
a
mettere
in
campo
la
tua
abilità
e
concentrazione.
Che
sia
paura
del
bersaglio
o
di
fare
i
punti,
prima
di
tutto
bisogna,
con l'aiuto di un buon Istruttore,
comprendere molto di te stesso.
Per
esempio
come
ti
relazioni
con
gli
altri,
il
contesto
sociale
in
cui
vivi,
il
tuo
vissuto,
quali
sono
le
tue
aspettative
non
solo
sportive,
cosa
ti
spinge
a
fare
dello
sport
e
il
tiro
con
l'arco
in
particolare,
la
quantità
e
qualità
del
tempo
che
sei
in
grado
di
dedicare
alla
pratica
sportiva.
Sembrerà
strano
ma
tutti
noi
abbiamo,
più
o
meno
marcatamente,
la
capacità
di
"metterci
delle
maschere"
a
seconda
dei
momenti
e
dei
contesti,
queste
maschere
ci
permettono
di
sopravvivere
nei
rapporti
con
gli
altri,
ma
quando
ci
troviamo
in
situazioni
dove
queste
maschere
non
ci
servono,
perché
dobbiamo
relazionarci
con
noi
stessi,
si
palesano
situazioni
che
ci
possono
portare
alla
paura
e
alla
necessità
di
rientrare
in
una
situazione
conosciuta
e
controllabile.
Per
fare
questo il tuo cervello comincerà a controllare ogni movimento e variabile che possa permetterti di fare bella figura.
Ovviamente,
dato
che
non
ti
sei
mai
allenato
con
metodo,
potrai
solo
fare
girare
il
software
che
hai
immagazzinato,
privo
dei
reali controlli necessari al buon tiro.
I
dati
inviati
al
cervello
da
parte
dei
muscoli
saranno
generici
e
grossolani,
privi
di
ogni
controllo
sulla
posizione,
sui
muscoli
che
devono
lavorare,
sui
tempi
di
azione
e
reazione
che
il
tuo
fisico
e
la
tua
mente
può
gestire.
Il
risultato
sarà
che
sarai
irrigidito
dalla
tensione,
come
dicono
gli
americani
"ti
sentirai
con
un
orso
alle
spalle"
il
risultato
della
tua
sfida
non
potrà
che
essere
deludente.
La
volta
dopo
ti
chiederai
di
migliorare
ma...
il
tuo
software
è
sempre
lo
stesso,
come
il
risultato
che
avrai
ottenuto!
A
questo
punto
intervengono
frustrazione
e
delusione.
Questo
semplice
meccanismo
può
comparire
e
manifestarsi
secondo
le
tue
capacità
di
tiro,
ma
a
un
impegno
più
gravoso
corrisponderà
una
reazione
più
o
meno
controllata
e
controllabile,
che
rileverà
solo
la
correttezza
del
software
che
hai
immagazzinato
e
cercherà
di
spiegarti
dove
sono
le
lacune
su
cui
lavorare
con
impegno, metodo e costanza.
In
pratica
il
software
che
abbiamo
prodotto
ci
dice
che
in
quel
momento
siamo
fuori
posto
e
ci
chiede
di
scappare
dalla
tensione
che
si
accumula;
sono
situazioni
che la nostra mente non è ancora abituata a gestire, perché non adeguatamente allenata o condizionata.
Nel
panico
da
targa
non
si
è
in
grado
di
mettere
il
centro
del
mirino
nel
bersaglio
e
di
concludere
l'azione
del
tiro;
ho
visto
arcieri
che
addirittura
non
riescono
ad
andare in ancoraggio, cosa che fanno senza problemi quando viene rimossa la targa.
Nella paura di fare punti ho visto arcieri che perdono il controllo della propria sequenza di tiro, in occasione di situazioni di stress.
Senza conoscerti direttamente non è facile rispondere ma, per esserti di aiuto, elencherò dei punti che dovrai sondare e risolvere:
•
quale è la mia condizione fisica e mentale, sono sereno?
•
la mia abilità arcieristica è sufficiente?
•
mi sono allenato a gestire delle situazioni analoghe a quella che non mi permette di alzare il mirino al centro del giallo?.
•
le aspettative che mi sono dato sono alla mia portata?.
•
ho delle pressioni esterne che mi chiedono di eseguire un compito a cui non sono pronto?.
•
devo dimostrare la mia abilità a qualcuno?.
•
mi sto allenando con metodo e costanza?.
•
ritengo di essere seguito a sufficienza e con competenza?.
•
sono disposto ad imparare, a seguire le indicazioni del mio Istruttore?.
Una volta chiariti i punti precedenti puoi allenarti condizionando il tuo cervello a reagire agli stimoli inviati dalle seguenti situazioni di tiro.
Metti un paglione a cinque metri,
in una posizione di tranquillità e sicurezza per te e per gli altri, e...
Tira ad occhi chiusi:
•
"ascolta" i muscoli che si muovono, un distretto muscolare per volta.
•
"ascolta" le tensioni che si creano nel tuo corpo. E cerca di usare solo i muscoli che servono.
•
andando in ancoraggio "ascolta" il movimento della tua testa, che deve aspettare ferma l'arrivo della corda sul naso e non viceversa.
•
"ascolta" la tua posizione di ancoraggio.
•
"ascolta" lo scivolare della corda tra le dita al momento del rilascio.
Tira ad occhi aperti,
senza targa:
•
tira senza clicker, "ascolta" la posizione della scapola della corda.
Tira con targa
da 120 cm. a cinque metri
:
•
esegui l'azione di tiro, posizionando il mirino subito nel giallo; concludi l'azione restando nel giallo.
•
cerca
di
escludere
i
comandi
mentali
volontari
che
controllano,
lasciati
guidare
dalla
parte
non
cosciente
del
cervello,
non
cosciente
non
vuol
dire
che
agisca
a caso.
Il numero delle ripetizioni per ogni situazione non deve essere inferiore a trenta e ripetersi con un intervallo non superiore alle 48 ore.
C'è
un
legame
strettissimo
tra
mente
e
corpo,
non
potrebbe
essere
altrimenti;
ma
quale
parte
della
mente
è
più
adatta
a
consentire
un
controllo
più
efficiente
del tiro?.
Sempre
per
semplificare,
ci
sono
due
modalità
di
lavoro
nel
cervello:
la
parte
analitica,
che
acquisisce
i
dati
e
le
loro
variabili
esterne
ed
interne
e
la
parte
che
lavora in automatico, tramite il software prodotto dalla parte analitica.
Risulta
evidente
che
è
meglio
far
lavorare
la
parte
automatica,
che
è
più
veloce
nel
reagire,
avendo
sotto
controllo,
tra
l'altro,
i
ricettori
muscolari
e
posturali
di
tutto il nostro corpo e la parte limbica (il cervello primordiale) che ci consente di reagire senza troppi controlli.
I
dati
da
elaborare
da
parte
della
parte
analitica
sono
principalmente
rilevati
dalle
esperienze
che
ciascuno
di
noi
vive,
dai
condizionamenti
e
dagli
allenamenti
ai
quali
ci
sottoponiamo,
con
passione
e
costanza.
Se
ci
alleniamo
con
svogliatezza
e
poca
costanza,
il
cervello
non
li
considererà
come
dati
importati,
su
cui
elaborare il software da passare in automatico per la ripetizione. Il risultato sarà che perderemo tempo e voglia di tirare.
Arcieristicamente
parlando
si
considera
che
il
tempo
necessario
per
acquisire
sicurezza
in
una
delle
parti
nelle
quali
possiamo
scomporre
l'azione
del
tiro
è
di
circa
25
giorni,
con
allenamenti
quotidiani
ben
gestiti.
Ma
ricordati
che
il
cervello
impara
lentamente
ma
dimentica
con
estrema
velocità
:
se
non
ti
alleni
per
più di una settimana devi ricominciare da capo sia per la parte atletica che per quella tecnica e per quella mentale.
Molti
arcieri
sono
oppressi
da
quella
che
viene
chiamata
"
paralisi
attraverso
l'analisi
",
cioè
continuano
ad
analizzare
i
propri
errori
senza
fermarsi
a
ragionare
per
trovare
una
soluzione;
così
facendo
continuano
a
dire
al
cervello
"
così
non
va
bene
...
".
Se
gli
inviamo
dati
sempre
diversi
da
analizzare,
al
povero
cervello
non
resta che bloccarsi in attesa di trovare dei dati il più possibile coerenti da elaborare. Risultato: l'arciere non progredisce, va in confusione e i risultati sono scarsi.
La
capacità
del
software
che
abbiamo
elaborato
di
rispondere
alla
nostra
necessità
sportiva
va
provata
e
aggiustata
nei
punti
necessari,
ricominciando
l'allenamento,
la
costruzione
delle
sensazioni
e
delle
situazioni
allenanti.
Per
cui
è
importantissimo
cominciare
con
il
piede
giusto,
organizzare
gli
allenamenti
e
eseguirli con voglia e passione.
Elencare
tutte
le
fobie
a
cui
siamo
esposti
è
impossibile,
ma
quello
che
ti
deve
risultare
chiaro
è
che
tutto
parte
da
noi,
dalle
nostre
insicurezze
e
dal
poco
allenamento mal strutturato.
Come sempre è necessario e indispensabile l'ausilio delle competenze di un buon Istruttore che sappia seguirti.
Buon tiro...
MENTALE
panico da targa - preparazione mentale
Fontana Alessandro - Allenatore e Docente incaricato FITARCO